L’Inganno – Recensione

 

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Siamo durante la Guerra di Secessione americana in un collegio isolato e lontano dal conflitto, in cui convivono una serie di personaggi al femminile, tutti impostati ed educati rigidamente. A scomporre questo piccolo angolo di mondo è l’arrivo di un caporale nordista sciupafemmine (Colin Farrell).

L’ambientazione è affascinante ed è la vera protagonista del film: ogni oggetto è al suo posto, ogni abito è dettagliato ed ogni tramonto è delicatamente incantevole. Ogni inquadratura è un’affresco ottocentesco in cui i personaggi si atteggiano come piccoli tasselli di un magnifico quadro.

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La regia di Sofia Coppola va di pari passo con l’estetica della pellicola. La Coppola zoomma freddamente all’interno della casa senza mai adottare soggettive o un particolare punto di vista. La nostra percezione del film è quella di uno spettatore esterno che si è infiltrato casualmente nel collegio e assiste alle vicissitudini più incredibili. Prevalgono inquadrature oggettive, campi medi e una mdp molto stabile e distaccata. Il senso di estraniamento dalla materia è quasi totale, tanto che la non-immedesimazione nei personaggi è un’espediente narrativo che porta alla non-riflessione sul film.

Questa freddezza ricercata è un’arma a doppio taglio, perché da una parte rende il tutto molto superficiale,  ma dall’altra crea un’affascinante e inquietante scorcio sulla vita femminile nel collegio. Sono freddi e scaltri anche i personaggi, sempre calcolatori, sempre cinici e falsi. Nessuno si salva dalla malvagità e lo spettatore non è portato a portare pietà per nessuno.

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Sofia Coppola indaga per l’ennesima volta nei rapporti femminili, nella convivenza forzata e nell’effimera illusione dell’amore. Le donne che ci mostra non sono soggetti per cui provare pietà, bensì sono spietate quanto gli uomini e portate a provare carità solo per seguire le norme religiose. Nei suoi film c’è un’incessante lotta fra mondo maschile e mondo femminile che sfocia però in un femminismo ambiguo e ambivalente. Queste tematiche rimangono tuttavia superficiali, in quanto la logica e la psicologia dei rapporti è vista da uno sguardo esterno che non può immedesimarsi nel racconto, che in un certo senso risulta un po’ fine a se stesso.

L’inganno
è così un concerto di maniera, di stile e di fredda ma affascinante artificiosità. Bellissima la fotografia, ottimi i costumi che potrebbero essere protagonisti degli Oscar, e buone le interpretazioni da parte dell’intero cast che si adatta ai comportamenti ottocenteschi e la compostezza del linguaggio.

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Sofia Coppola è coerente nella sua poetica e gli stilemi del suo cinema si ripetono ancora una volta in questo film che non manca mai di sorprendere e di intrattenere. Un buon prodotto, nonostante quel senso di incompletezza e mancata riflessione sulla materia trattata.

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Forse il nemico non è ciò che credevamo.

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